La salute tra scienza, fede e magia
È risaputo che l’uomo, nella sua costante aspirazione alla salute, di fronte all’impotenza della scienza, talvolta, confida nell’aiuto divino e nel possibile miracolo. L’essere umano è stato da sempre affascinato ma anche intimorito dall’ignoto, da ciò che ai suoi occhi costituiva contemporaneamente una sfida e una minaccia: un’eruzione vulcanica, un terremoto, un uragano, erano fenomeni che incutevano terrore, che venivano esorcizzati attraverso rituali, e trasmessi di generazione in generazione. Con la natura vi era certamente un rapporto nel quale la superstizione e la credenza giocavano un ruolo vitale. Tutte le superstizioni avevano a che fare col tentativo di dominare la paura e l’angoscia attraverso pratiche, sacrifici di espiazione e riti con lo scopo, appunto, di affrontare il rapporto con l’ignoto, con il mistero e con la morte.
Ma qual è il terreno in cui ancora oggi cresce la credenza, a dispetto della scienza? Questo terreno ha a che fare, per certi versi, con forme di magia che pure in un mondo che parla tanto di scienza rimangono diffuse ancora nelle popolazioni, e in tutte le classi sociali; pure nell’occidente avanzato ha le sue forme di credenze diffuse; si pensi agli oroscopi, seguiti tuttora da persone illuminate e che occupano anche ruoli di responsabilità. E da ultimo, la diffusione in ogni parte del mondo delle sette, quei gruppi religiosi e non religiosi sorti attorno a personalità carismatiche.
In buona sostanza, tutte le religioni attraversano il tema della malattia ed elaborano valori, rituali di guarigione e di sollievo al dolore che costituiscono un patrimonio condiviso delle varie società e una risorsa individuale. Sciamani e sacerdoti, guaritori e medici sono nelle culture più diverse le figure chiave che sovrintendono al benessere della persona. La relazione antichissima tra religione e medicina richiama un sapere delle origini, in cui salute corporale e spirituale non sono concepiti come separati. I miracoli di guarigione, il potere di intercessione del divino, incontrano le attese di salute, e sono anche garanzia della possibilità di guarigione, che la cultura popolare ha continuato a mescolare con antiche pratiche magico-sciamaniche e riti propiziatori.
In definitiva, il pensiero magico, cioè la piena fiducia in una forza soprannaturale, ispira molte delle medicine cosiddette alternative; ovvero, quelle pratiche che ritengono di risolvere con delle scorciatoie miracolose quei problemi che hanno invece una natura organica. Tuttavia, questa convinzione può non essere dannosa quando si tratta di patologie o disfunzioni cosiddette “dolci”, che possono essere trattate con medicine altrettanto dolci; ma quando occorre trattare malattie serie, è ovvio che il ricorso alla medicina alternativa è ingannevole, ed è molto rischioso per la salute. E poi, che il paziente possa sentire la necessità d’intervenire con forme integrative complementari, che possano essergli di giovamento per la sua salute psicologica, questo va ritenuto lecito. Solo e soltanto in questi casi, e su queste basi, la “medicina integrata” - scienza e fede - è da considerarsi ragionevole, e in molti casi opportuna.